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domenica 30 novembre 2014

La buona integrazione ? A volte esiste.

«Vengo da una cultura basata sulla tradizione orale e posso testimoniare sulla mia pelle che quando un anziano muore è davvero una biblioteca che brucia: ciò che voglio fare è salvare questa biblioteca». Ha le radici ben salde nel sue origini senegalesi e uno spiccato accento sardo che racchiude l’essenza dei suoi ultimi 20 anni Cheick Tidiane Diagne, immigrato in Italia nel ’92 con una laurea in Economia e commercio e una gran voglia di fare. Prima Roma, poi Brescia e infine la Sardegna, alla ricerca di una cittadina non troppo grande per potersi sentire una persona e non un semplice numero. Ed è proprio fuori dalla stazione di Nuoro, appena arrivato, che la sua vita prende una svolta inattesa e poetica. «Ehi Babbo, sai indicarmi la strada? Con tutto il rispetto che provo per chi è più anziano di me ho chiesto un’informazione alla prima persona che ho visto: lui mi ha preso per mano e mi ha accompagnato. Lì è nata la nostra amicizia».  
L’uomo incontrato per caso era Tziu Antoni Cuccu, editore indipendente che con la sua Bianchina girava per i paesi più sperduti dell’isola alla ricerca di gare poetiche sarde. Per poi trascrivere, tradurre e stampare i versi ascoltati. «Grazie alla generosità di un maestro di Nuoro in pensione in sei mesi ho imparato l’italiano, e appena potevo andavo da Tziu Antoni, che mi declamava i versi più belli, mi parlava dei suoi libri, mi immergeva nella cultura sarda». Nel 1996 Tidiane realizza il suo sogno, e anche lui con la sua automobile inizia a vendere libri per i mercatini. E nel 2003, quando Tziu Antoni muore, sceglie di prendere in eredità la sua missione: acquista dalla famiglia tutti i volumi rimasti, continua nella raccolta di poesie locali e con il suo banchetto e il suo sorriso diventa un baluardo della lingua sarda. La storia del «Afro-barbaricino», come ama definirsi, è ora diventata un cortometraggio grazie ad un progetto chiamato «FOQS», che ha lanciato anche un crowdfunding per permettere al librario itinerante di ristampare i libri di Tziu Antoni. «Quello che lui ha trasmesso a me, io voglio trasmetterlo agli altri: non c’è integrazione più bella di questa».  

Federico Taddia, B come Babbo, "La Stampa", 30-11-14.

sabato 29 novembre 2014

La Biblioteca Vaticana mette in rete 85.000 manoscritti.

Il digitale entra nella Biblioteca vaticana. Miniature, antichissimi frammenti, incunaboli: il gruppo giapponese Ntt Data, colosso dell’It con 75mila dipendenti e oltre 15 miliardi di fatturato, ha investito 18 milioni, attraverso la branch italiana, per digitalizzare gli oltre 80mila manoscritti della Biblioteca apostolica vaticana. L’iniziativa è stata presentata nella Sala stampa vaticana da monsignor Jean-Louis Bruguès, archivista e bibliotecario di Santa Romana Chiesa, e da monsignor Cesare Pasini, prefetto della Biblioteca apostolica vaticana, insieme al presidente e amministratore delegato della Ntt Data, Toshio Iwamoto.

Sotto il profilo tecnico il progetto è stato illustrato da Walter Ruffinoni, amministratore delegato di Ntt Data Italia: “Sarà preservato uno dei più importanti e riconosciuti tesori del genere umano”. Tra i manoscritti di maggior rilievo della Biblioteca apostolica che verranno digitalizzati nella prima fase del progetto vi sono, per esempio, il “Virgilio Vaticano”: codice prodotto a Roma verso il 400 d.C., uno dei pochi esempi superstiti di antica illustrazione di un testo classico. Il codice, studiato da Raffaello e acquistato da Fulvio Orsini nel 1579, giunse nella Biblioteca vaticana nel 1600. Saranno digitalizzate anche le illustrazioni della “Divina Commedia” eseguite da Sandro Botticelli per Lorenzo il Magnifico, nel secolo XV; un manoscritto ebraico magnificamente miniato del Mishneh Torah di Maimonide, databile fra il 1451 e il 1475, e una collezione di 73 frammenti coranici cufici già appartenuta all'antiquario e bibliofilo Tammaro De Marinis.

“Il 40% dell’investimento è nelle infrastrutture, il 60% nei processi”, spiega Ruffinoni, “siamo partiti con quattro scanner, ma arriveremo a venti. E la qualità deve essere altissima: anche i paleografi devono poter consultare i documenti in modo scientifico, con livelli di zoom adeguati”. Grazie all’uso della digital transformation nel mondo della cultura si riuscirà a ridare vita e preservare uno dei più importanti e riconosciuti tesori del genere umano. Il progetto garantirà l’accesso ai manoscritti solo con un computer e una connessione internet. Si rivoluziona cosi la modalità di fruizione delle fonti della conoscenza.

Con un investimento di 18 milioni di euro e l’obiettivo di digitalizzare nei primi quattro anni circa 3.000 manoscritti, Ntt Data ha avviato una collaborazione con la Biblioteca apostolica vaticana che prevede nei prossimi anni la digitalizzazione di oltre 82.000 manoscritti (circa 41 milioni di pagine) conservati presso la Biblioteca. 

La divisione Ntt Data Digital Entity che si occuperà di collaborare con i propri clienti per affrontare le sfide della digital transformation ha l’ambizione di aumentare i ricavi del 30% l’anno e di incrementare le assunzioni del 25%. Lo sviluppo della digital transformation sarà un’opportunità per le grandi aziende italiane e per la pubblica amministrazione, e uno degli obiettivi più impellenti dell’agenda digitale del 2015. I 3mila manoscritti, una decina di particolare valore, abbracciano tutte le culture e le lingue dell’Europa ma si estendono anche all’Estremo Oriente cinese e giapponese fino all’America precolombiana, sottolinea monsignor Bruguès, evidenziando la missione umanistica propria della Biblioteca vaticana che vide le sue origini a metà del Quattrocento per intuizione di papa Niccolò V: “E con questo spirito umanistico intende conservare e rendere disponibile l'immenso tesoro dell'umanità, che le è stato affidato. Per questo lo digitalizza e lo offre alla libera consultazione sul web”. Secondo Pasini si tratta di “una vera opera a favore della conservazione e della divulgazione della conoscenza, a servizio della cultura per tutto il mondo”.

Giacomo Galeazzi,  La Biblioteca vaticana diventa digitale e sbarca sul web , "La Stampa", 21-11-14.

giovedì 27 novembre 2014

In Cina una buona idea per i patiti dei cellulari.

Le autorità della cittadina cinese di Chongqing hanno istituito la prima corsia per i telefoni mobili sul marciapiede che costeggia il punto panoramico di Yangrenjie.  Il marciapiede - largo 3 metri e lungo 50 metri – separa i pedoni in due corsie: una è per gli utenti di telefonia cellulare, l’altra è per quelli non ossessionati dai propri smartphone.Un avvertimento proclama: “In questa corsia “transitano” telefoni cellulari a vostro rischio e pericolo”.


“A mio avviso, questi marciapiedi sono molto utili da un punto di vista della sicurezza – afferma Wang Li un residente della zona che non fa un uso spropositato del cellulare -  in quanto prevengono i potenziali incidenti dovuti agli utenti “ossessionati” dagli smartphone”. I media hanno riportato diversi casi di incidenti dovuti alla distrazione e alla noncuranza di alcuni utenti che si sono feriti mentre stavano trafficando con i loro telefoni. Il marciapiede ha inevitabilmente attratto l’attenzione dei turisti: alcuni da copione hanno scattato delle foto, altri invece non hanno osservato e condiviso la segnaletica e hanno persino parcheggiato la propria auto sul marciapiede.

Li Zhijiang, uno studente ventenne di Guizhou, considera il marciapiede come la manifestazione di un enorme progresso. “Sapevo dell’esistenza di questi marciapiedi nel quartiere d’affari di Washingon  - afferma Li - e ritengo che siano molto utili per gli utenti incalliti del cellulare soprattutto nelle strade molto impegnate e affollate ”. Anthony Edwards , un attore inglese di 28 anni, ha manifestato tutta il suo entusiasmo affermando che si tratta di un miglioramento enorme rispetto al suo paese di origine dove la popolazione non dispone di questo tipo di marciapiede.  Al contrario, il suo collega Xing Xing sostiene che il marciapiede è insensato e non funzionale e ammette forzatamente

forzatamente: “La creazione di marciapiedi “speciali” potrebbe essere la soluzione per ridurre numerosi problemi di sicurezza in diverse situazioni. Ritengo tuttavia che questo tipo di marciapiede non rappresenti una soluzione fondamentale, ma al contrario credo che a lungo termine possa portare una forma di appagamento agli utenti incalliti di smartphone portando a ben altri problemi.

Con la crescente popolarità degli smartphone, sempre più giovani in Cina sono incollati agli schermi, un fenomeno che preoccupa molti esperti. Si stima che il numero di utenti di smartphone in Cina supererà 500 milioni quest’anno.


In Cina arriva il marciapiede speciale per gli utenti di smartphone, "China Channel".

Quanto rendeva la cultura nel Medioevo ?

Quanto paga la cultura? Da che mondo è mondo, non molto. Farò un esempio, che riguarda Giotto, ossia non proprio l’ultimo tra gli artisti. Lavora a Napoli tra il 1328 e il 1333. E quanto guadagna? Mettendo le mani nelle tasche del pittore, frugando tra le poche carte rimaste, si scopre che re Roberto gli fornisce, il 26 aprile 1332, un vitalizio di 12 once d’oro l’anno, che fanno sessanta fiorini di Firenze. Come pensione, è’ tanto o è poco? Diciamo una via di mezzo. Qualche esempio, a paragone. Se pensiamo ad altri suoi colleghi, Montano d’Arezzo per dipingere due cappelle della reggia di Castelnuovo nel 1305 guadagna un’oncia in più di Giotto, ossia sessantacinque fiorini. Pietro Cavallini riceve, nel 1307, trenta once: bella cifra, più o meno omologa a quella degli architetti Jean de Toul e Pierre d’Agincourt. Venti ne riceve Bartolomeo dell’Aquila, nel 1326, per i dipinti della cappella della S. Eucarestia in S. Chiara.
Per un’altra categoria, come quella dei professionisti della zecca, – tipo il maestro dei conii o il custode del saggio dell’oro –  vengono ricompensati, nel 1312, con un salario annuo compreso tra le tredici e le diciotto once. I professori dello Studium, l’università, avevano differenti trattamenti, a partire da otto once – che era pure lo stipendio annuo del barbitonsor (Il barbiere…) di corte – fino a venti, trenta, e in casi eccezionali sessanta once, corrispondenti, ricordiamolo, a trecento fiorini. Che non è poco. Fra i tanti insegnanti, San Tommaso, nel 1272, ne riceve, di once, dodici, vale a dire quante ne prende Giotto. La stessa cifra viene versata nel 1326 al cappellano del duca di Calabria. Il medico di corte Francesco da Piedimonte, chiamato da Bologna, ottiene la pensione annua di dieci once.
A corte, per ricopiare o alluminare un libro, re Roberto paga un oncia al mese (cioè dodici once), mentre per tradurre dei codici, fa versare ad Arles, all’ebreo Callo, una rendita di sei once, sebbene ci volessero sessanta once per l’intera preparazione e messa in opera del Corpus iuris civilis di Giustiniano. Per altri tipi di spese, nel 1313, si pagano due once sole per l’acquisto di milleseicento penne di pavone. Prezzo analogo versato ad un sarto che ha confezionato una veste per il re. Quasi due once, invece, vengono date a due lavandaie che lavorano in maniera costante per la corte.
Comunque, con dodici once d’oro a Napoli si poteva vivere bene. Era la cifra che, alla metà del Trecento, una piccola comunità cittadina di circa 50 fuochi (suppergiù duecentocinquanta persone) versava annualmente come tassa. Un cavallo costava otto-dieci once. Per un buon vigneto si pagavano intorno alle venti once. Con dodici si potevano comprare dodici barili di vino bianco grecoo sei del miglior greco. Con una, quindici tomoli di frumento (equivalenti a trecento litri) o trenta d’orzo o di miglio. Con una e mezza, due libbre di seta. Con una multa da una a dieci once venivano puniti gli indovini e i maghi. Se foste stati interessati ai libri, con nove once potevate comprare trenta codici di discreta fatturaMentre ne occorrevano quaranta (duecento fiorini….) per comprare una cappella funebre o commemorativa, compresa la decorazione.
Si può dire dunque che Giotto, con quella pensione, se la cavasse senza grossi problemi. Però, c’è un però. Perché tutti i salari – di Giotto, degli altri artisti, dei professori universitari ecc. ecc. -, li supera di slancio quello del giullare di corte, Balduchino, che allieta gli ultimi tempi di vita di re Roberto: percepisce infatti una pensione che va oltre ogni standard, di ben 36 once. Centottanta fiorini! Come dire: anche allora darsi all’entertainment conveniva di più. Certamente più che dedicarsi all’arte e alla cultura.

Killer della lingua italiana.

Dal sito  "Agenda digitale"  (tra parentesi e in grassetto le osservazioni sull'uso quantomeno disinvolto della lingua italiana, accompagnato al ricorso quasi parossistico a termini inglesi)

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Pubblichiamo tutte le caratteristiche della vera grande novità presente nel piano Crescita Digitale, appena presentato a Bruxelles. Un luogo unico dove potremo gestire online la nostra identità e tutte le interazioni con l'amministrazione  ["gestire...le interazioni"]


Italia Login vuole essere la casa online del cittadino e dell’impresa italiana. Un’unica piattaforma che sostituisca l’eterogeneità dell’offerta attuale e sappia integrare i piani verticali avviati (sanità, scuola, giustizia, eccetera) in un’unica piattaforma di accesso, attraverso il Servizio Pubblico d’Identità Digitale e l’anagrafe nazionale della popolazione residente, che abiliterà la profilazione.  ["Un'unica piattaforma...in un'unica piattaforma...abiliterà la profilazione."]
Ogni cittadino italiano avrà un profilo civico online dal quale potrà  accedere alle informazioni e ai servizi pubblici che lo riguardano, in  maniera profilata. Un luogo di interazione personalizzato con la  pubblica amministrazione e le sue ramificazioni, arricchito dalle  segnalazioni sulle opportunità e gli obblighi pubblici che il sistema  filtrerà in relazione al profilo anagrafico.  ["in maniera profilata"]
L’intervento vuole rappresentare la vera semplificazione della pubblica amministrazione, uno «Stato» facile da usare e accedere su  multipiattaforma, anche mobile:  ["uno Stato facile...da accedere"]
• La pubblica amministrazione offre a cittadini ed alle imprese i  propri servizi online, comunica l’avvio di ogni procedimento  amministrativo che li riguardi, apre un canale aperto di  comunicazione  ["apre un canale aperto"]
• Cittadini ed imprese devono trovare in un solo luogo i servizi  necessari, fare operazioni in pochi passaggi dovunque si trovino,  trovare nei propri mezzi di interazione la risposta agli atti necessari  nel suo ruolo di cittadino.  ["Cittadini ed imprese...nel suo ruolo di cittadino."]

Un luogo unico dove il cittadino con il suo profilo unico: 
• riceve e invia tutte le comunicazioni con le  PA  e ne conserva lo
storico  ["ne conserva lo storico."]
• accede a tutti i servizi via via disponibili
• riceve avvisi di scadenze, effettua e riceve versamenti e ne
conserva lo storico  ["ne conserva lo storico."]
• archivia i propri documenti
• interagisce con l’anagrafe digitale
• esprime valutazioni su servizi e fornisce feedback e suggerimenti 
• partecipa alla vita democratica 
Ogni amministrazione pubblica dovrà portare i propri servizi all’interno di questa “casa” online del cittadino.  
La piattaforma avrà un set di API, documentate in un apposito sito, che garantiranno l’interoperabilità del servizio e il suo utilizzo attraverso l’interfaccia unica.  E naturalmente gli uffici, interoperabili, si occuperanno di scambiarsi le informazioni in relazione alle funzioni  che devono svolgere senza imporre al cittadino di trovarle per loro.
Ogni cittadino avrà una chiave d’accesso ai servizi digitali pubblici, ha un’identità digitale garantita da un sistema standard, ha un domicilio su Internet e un sistema facile e sicuro per i pagamenti e per ricevere scadenze ed avvisi.   ["avrà...ha..."]
Si tratta di un cambiamento di paradigma che pone il cittadino al centro e l’amministrazione al suo servizio, avendo una focalizzazione particolare sulla semplicità e l’usabilità. Una nuova piattaforma relazionale che nel tempo integrerà flussi applicativi delle relazioni con i cittadini di tutta la PA.  ["Si tratta...di tutta la PA":  praticamente impossibile da correggere.]
Per la realizzazione a regime di ItaliaLogin dovranno essere in esercizio
sia il Sistema Pubblico di Identità Digitale, sia l’Anagrafe Nazionale
Unica e dovranno essere previsti i seguenti interventi :
Sistema di Gestione dei Procedimenti Amministrativi
Attualmente i sistemi di gestione documentali  in uso nella quasi
totalità delle amministrazioni sono obsoleti, incompleti, inadeguati,
caratterizzati da scarsa interoperabilità, senza visione unitaria e
sistemica.   ["sistemi...senza visione sistemica."]
Il Sistema di Gestione dei Procedimenti Amministrativi (SGPA)
realizzerà il modello organizzativo e strumentale di riferimento con
l’obiettivo di:
•  mappare i servizi a cittadini e imprese sui procedimenti
amministrativi di una stessa PA e tra PA diverse;
•  reingegnerizzare, standardizzare e digitalizzare i principali
procedimenti amministrativi interni e trasversali;   ["reingegnerizzare": da killer seriale della lingua italiana]
•  ricondurre ad unitarietà la gestione dei dati, degli eventi e dei
documenti informatici non strutturati;
•  favorire l’impiego – ed il riconoscimento in campo amministrativo
– di elementi documentali ampiamente usati nel settore privato, quali
le registrazioni degli eventi di sistema ed applicativi (log);
•  definire il modello funzionale di riferimento che garantisca
multicanalità di accesso;
•  creare un ambiente interoperabile, cooperante, scalabile e
realmente aperto in termini di dati e trasparenza dell’azione
amministrativa;  ["ambiente...scalabile"]
•  ridurre i tempi di adeguamento dei processi alle sollecitazioni
normative e regolamentari;
•  introdurre modalità di erogazione in modalità SaaS propria dei
servizi del Cloud Computing System;
Sistema di notification
Ogni servizio applicativo, sia che esso sia rivolto ai cittadini, sia che
esso sia rivolto ad altre pubbliche amministrazioni, genera degli eventi 
al variare dello stato dei processi.
A dette transizioni di stato è necessario associare una comunicazione
di  informazione che uno stato si è modificato e/o che sono richieste
azioni da intraprendere.
Il sistema di notification – anche integrato con il Sistema Pubblico di
Connettività - potrà prevedere forme multicanale di comunicazione,
anche con eventuale fallback a sistemi tradizionali già esistenti.
Sistema di identificazione documentale
Sempre più i documenti tendono a dematerializzarsi perdendo la loro
forma cartacea ed assumento una forma di struttura dati in un
sistema informativo.  Per ragioni di user experience, questi dati
vengono normalmente rappresentati agli utenti, non in forma di dati  o
di schemi XML ma in forma grafica con una rappresentazione
“tradizionale” analoga a quella dei documenti tradizionali, seppure il
dato con valore legale sia quello presente nei sistemi informativi.
E' quindi opportuno realizzare una infrastruttura che consenta di
collegare la rappresentazione ai dati per il tramite di un URI (Uniform
Resource Identifier) da includere nella rappresentazione, dotato di una
opportuna struttura di metadati che potrà includere informazioni da
altri sistemi quali SPID, il sistema di notification  ed il sistema dei
pagamenti.  ["E' quindi opportuno...sistema dei pagamenti.": che lingua è ?]
Lo spazio dei nomi di detti URI dovrà essere oggetto i coordinamento
centrale ed il sistema  potrà disporre di un repository di supporto.

Chi fa cosa?
- AgID progetta la soluzione e detta gli standard
- tutte le amministrazioni partecipano e si integrano, anche attraverso
il supporto di AgID, attraverso l’esposizione del loro patrimonio
informativo e di servizio

Gli stakeholders pubblici coinvolti
▪ tutta la PA nazionale e locale
Ruolo degli stakeholders privati
▪ Le imprese che possono offrire servizi aggiuntivi 
Soluzione a sostegno dell’offerta o della domanda?
▪ Razionalizza e migliora l’offerta pubblica 
▪ Favorisce la domanda attraverso il progressivo switch off della
opzione analogica 

Tempistica
Prima fase: profilazione e login tramite SPID e anagrafe unica 2015- 2016 
Seconda fase: incremento servizi disponibili, progressiva da 2016 a 2020

Calcolo dei benefici /indicatori    
▪ punto unico di accesso per tutti i servizi della pubblica
amministrazione  
▪ maggiore usabilità e efficienza del rapporto amministrazione-
cittadino  ["maggiore usabilità e efficienza...]
▪ miglioramento della qualità dei servizi resi all’utenza;
▪ sviluppo di servizi innovativi per cittadini e imprese;
Tali benefici possono essere calcolati seguendo le seguenti metriche:  ["le seguenti metriche"]
▪ numero di servizi sulla piattaforma
▪ % amministrazioni aderenti
▪ numero utenti registrati 
▪ numero utenti con transazioni  
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lunedì 24 novembre 2014

"Negro", una parola bandita, ma usata spesso.

Condannata, bandita, cancellata dal dizionario del «politically correct», ma ancora utilizzata in maniera dilagante. E’ la cosiddetta «N-word» ovvero la parola «negro», termine con il quale si indicano, sovente in senso dispregiativo, persone con la pelle scura, per lo più nella fattispecie statunitense, di origine afro-americana. E per questo considerata offensiva, quindi meritevole di essere bandita dal linguaggio abituale. Dapprima prima per un diffuso senso civico di rispetto, poi sulla base di leggi e regole condivise dalla società civile in tutte le sue manifestazioni, come quelle sportive. La Nfl, la lega di football americano, sta ad esempio conducendo una crociata contro l’uso della parola «nigger», in campo e non, da parte dei suoi atleti, tanto da sanzionarli con multe e squalifiche.  

Il punto però, osserva il Washington Post, è che nonostante tutto la parola «nigger», o la sua derivazione in slang «nigga», è utilizzata in maniera sempre più dilaganti nel linguaggio di tutti i giorni. E non solo in quello da strada, ma anche in quello del Web. Un esempio su tutti, suggerisce il quotidiano della capitale, è Twitter, dove la parola «nigga» viene utilizzata almeno 500 mila volte al giorno, secondo quanto rilevato dalla società di ricerche Topsy.com. Per capirci, altre due termini come «bro», per brother (fratello), e dude (tipo), due dei termini utilizzati con lo stesso significati di «nigga» tra i ragazzi sotto i 35 anni, ricorrono sul social network ogni giorno «solo» 300 mila e 200 mila volte.  

Per moltissimi giovani la «N-word» è una sorta di intercalare, ne più ne meno di una virgola. «E’ parte integrante del mio gergo, è una parola che uso ogni giorno», afferma l’attore Tehran Von Ghasri, 34 enne di origini afro-americane e iraniane. «I’m a nigga addict», dice, ovvero «sono dipendente dalla parola negro». Il punto è che per il buon senso comune, rimane un epiteto violento, un insulto, una forma lessicale discriminante e per questo da combattere ed sradicare dal vocabolario del comune parlare. C’è chi fa le dovute distinzioni, in primis si deve vedere chi la pronuncia, perché spesso sono gli stessi neri che si chiamano fra loro «nigger» o «nigga», specie in certi contesti giovanili o di ghetto, un modo di esaltare con l’orgoglio l’essere «negro».  

Certo è che se a pronunciare la parola è un non nero le cose cambiano. C’è invece chi fa una distinzione tra «nigger» e «nigga», termine il primi considerato dispregiativo, mentre il secondo affettuoso. Tuttavia c’è chi considera tale distinzione troppo semplicistica e pericolosa, perché rischia di sdoganare un termine «tossico». C’è infine chi ritiene che anche chiamarla «n-word» è altrettanto offensivo perché significa celare dietro a un perbenismo lessicale il medesimo significato. Tutto ciò comporta che vietare l’uso della parola «negro» potrebbe essere un buon proposito in teoria, ma non attuabile nella realtà per il vasto uso che ancora se ne fa, in tutte le sue sfaccettature. «E ancor peggio - chiosa il Washington Post - il divieto solleva implicitamente un altro interrogativo, ovvero chi ha esattamente il diritto di bandire tale parola?». 

Francesco Semprini, "Negro", la parola più bandita e più usata, "La Stampa", 12-11-14.